"Cento emozioni"
NOTA DELL’EDITORE
In un mondo privo di certezze, sempre più artefatto e contrito, l’uomo moderno e ancor più quello contemporaneo, sente franare il terreno sotto i piedi e avverte di appartenere a un’era di crisi e di grandi angosce. Le macchine, l’orologio, l’illuminazione elettrica, il computer, l’organizzazione sempre più metodica e parcellare del lavoro, lo hanno consegnato a un mondo asettico, artificiale che ha avuto e continua ad avere ripercussioni negative sul corpo e sulla psiche. In questo contesto il ruolo della poesia risulta “essenziale”, diventa un dono, una benedizione. Un poeta non ha nessun potere se non quello misterioso di ricordare agli altri che la felicità vola via, non può mai essere colta completamente, genera sempre nostalgia nel suo transito fugace. Egli non raccoglie nulla, se non il gruzzoletto di versi, che sono l’autentico tesoro dei lettori. Il poeta suggerisce, ispira, insinua…. Non dimostra ma mostra. Per Franco Vetrano“...Sono poeti, che strane creature,/ arsi dal fuoco dei mali del mondo/ e da tormentosa sete d’amore….
La poesia di questo ispirato autore lucano è contagiosa: ci si ammala di voglia di leggerne ancora e se ne porta per sempre dentro l’eco sospesa e sognante. Come quando descrive l’ineluttabilità del tempo che scorre inesorabile: le ore passano senza pietà/ e i giorni inseguono i giorni./ Guardiamo i bambini sbocciare come fiori/ e noi, allo specchio, seccare come cardi. E il vecchio che antiche storie racconta/ seduto all’ombra/ in piazza, da solo./ Parla col vento/ al nulla sorride/ e poi cala il sole/ è preda del buio.
In poche parole emerge, in tutta la sua essenza, l’intensità coinvolgente e pregnante della prosa di Franco.
La sua silloge vuole essere anche una provocazione, un invito a conferire più importanza al benessere interiore che si acquisisce solo avvicinandosi al meraviglioso mondo della Cultura e della Poesia, con l’impegno di amarla e divulgarla.
Finchè ci saranno uomini, ci sarà Poesia! Questo ci consola. Perché Se l’Uomo dimenticasse la Poesia, annullerebbe se stesso e si tornerebbe al caos originale. Ma, è pur vero che “Fare un libro è fare niente, se un libro fatto non rifà la gente” (Giuseppe Giusti). Non ci rimane che augurare “ad majora” all’amico Franco affinchè continui, con immutato entusiasmo, ad offrirci genuine e preziose perle di “poesia”.
F. Claudio Dibuono
NOTA DELL’EDITORE
In un mondo privo di certezze, sempre più artefatto e contrito, l’uomo moderno e ancor più quello contemporaneo, sente franare il terreno sotto i piedi e avverte di appartenere a un’era di crisi e di grandi angosce. Le macchine, l’orologio, l’illuminazione elettrica, il computer, l’organizzazione sempre più metodica e parcellare del lavoro, lo hanno consegnato a un mondo asettico, artificiale che ha avuto e continua ad avere ripercussioni negative sul corpo e sulla psiche. In questo contesto il ruolo della poesia risulta “essenziale”, diventa un dono, una benedizione. Un poeta non ha nessun potere se non quello misterioso di ricordare agli altri che la felicità vola via, non può mai essere colta completamente, genera sempre nostalgia nel suo transito fugace. Egli non raccoglie nulla, se non il gruzzoletto di versi, che sono l’autentico tesoro dei lettori. Il poeta suggerisce, ispira, insinua…. Non dimostra ma mostra. Per Franco Vetrano“...Sono poeti, che strane creature,/ arsi dal fuoco dei mali del mondo/ e da tormentosa sete d’amore….
La poesia di questo ispirato autore lucano è contagiosa: ci si ammala di voglia di leggerne ancora e se ne porta per sempre dentro l’eco sospesa e sognante. Come quando descrive l’ineluttabilità del tempo che scorre inesorabile: le ore passano senza pietà/ e i giorni inseguono i giorni./ Guardiamo i bambini sbocciare come fiori/ e noi, allo specchio, seccare come cardi. E il vecchio che antiche storie racconta/ seduto all’ombra/ in piazza, da solo./ Parla col vento/ al nulla sorride/ e poi cala il sole/ è preda del buio.
In poche parole emerge, in tutta la sua essenza, l’intensità coinvolgente e pregnante della prosa di Franco.
La sua silloge vuole essere anche una provocazione, un invito a conferire più importanza al benessere interiore che si acquisisce solo avvicinandosi al meraviglioso mondo della Cultura e della Poesia, con l’impegno di amarla e divulgarla.
Finchè ci saranno uomini, ci sarà Poesia! Questo ci consola. Perché Se l’Uomo dimenticasse la Poesia, annullerebbe se stesso e si tornerebbe al caos originale. Ma, è pur vero che “Fare un libro è fare niente, se un libro fatto non rifà la gente” (Giuseppe Giusti). Non ci rimane che augurare “ad majora” all’amico Franco affinchè continui, con immutato entusiasmo, ad offrirci genuine e preziose perle di “poesia”.
F. Claudio Dibuono