CON IL CUORE NEGLI OCCHI
Per presentare la raccolta di liriche che ha segnato la nascita di Franco Poeta devo necessariamente andare indietro nel tempo. Per l’esattezza tornare al mio esordio su Facebook. Mentre cercavo di orientarmi in questo mondo nuovo, che sentivo lontano anni – luce dalla mia indole, uno sconosciuto cominciò a venirmi a trovare in chat e a lasciar scivolare versi con spirito semplice e con autentico fervore ispirativo. Mi sembrava difficile leggere delle poesie in quel modo, eppure l’attrazione verso le liriche brevi che Franco postava divenne irresistibile. Mi trovavo di fronte a un uomo inconsapevole delle proprie doti, che seminava diamanti con discrezione rara. Commentai i suoi testi ammirata e colsi in lui autentico stupore.
Tra infiniti sedicenti artisti, centrati su se stessi, tesi all’esibizione, Franco sottoponeva versi di seta al parere mio, di Anna Montella, curatrice di siti tarantina, di altri amici particolarmente cari, con pudore e con un’umiltà che disarmavano.
M’innamorai del suo versificare e non esitai a dirglielo. Lo spronai a seguire l’istinto, a non fermarsi. Lo fece, animato da quella che viene definita ‘ispirazione’ e che, nel suo caso, corrispondeva a uno stato di trance, di illuminazione…
Le liriche nascevano una dopo l’altra, una diversa dall’altra e scuotevano le fronde
del cuore, redimevano, concedevano ali alla fantasia.
“Fitte lacrime di pioggia
sui vetri scorrono leggere
e disegnano i nostri desideri ”.
versi tratti da “Lacrime di pioggia”.
La “saudade”, sentimento inflazionato, che corrisponde a uno stato di malinconica nostalgia, nel caso del nostro Autore è lo stato d’animo per eccellenza e viene ampiamente giustificato dalla storia di vita di Franco, dai suoi anni di emigrante in Venezuela, dalla gioia del ritorno, inficiata dalla presa di coscienza di una terra bella e difficile. Una terra nella quale gli amori, gli amici, le case, i ricordi, i luoghi sono di pura, incandescente pienezza, ma la vita è aspra, priva di risorse.
Malinconica nostalgia nei toni del nostro Autore e voli pindarici verso un cielo, che è riparo dai dolori ed è amico delle storie antiche e nuove. Franco, infatti, novello Piccolo Principe, è aviatore e levandosi in volo, respira l’atmosfera rarefatta di un tempo senza tempo.
“Il soffio della libertà
fa vascello sicuro
la mia fragile nave
e gonfia le candide vele”
versi tratti da “Il soffio della libertà”.
Quanto amore nella Silloge “Con il cuore negli occhi”! Amore filiale, amore per la propria donna, per gli amici, per la natura. Su spartiti lievi come spuma di mare le note dell’Autore di Spinoso, si fondono con pennellate degne dei pittori espressionisti e nascono tele di rara magia.
La Silloge che presentiamo stasera, concepita in modo inconsapevole davanti ai miei sensi… non le leggevo solo con gli occhi, le sentivo sulla pelle, sotto la pelle, avvertivo le fragranze, le essenze, le emozioni, desideravo sfiorarle, per prendere atto della loro consistenza… ha rappresentato l’inizio del Franco Vetrano Poeta. I suoi versi continuano a scivolare come onde di musica e ad arricchire gli amici.
L’Autore resta un uomo discreto. Scrive per se stesso. Come dovrebbero fare tutti gli artisti. Scrive e torna nella sua bolla di pudore.
Non è uomo da palchi, non conosce l’auto – referenzialità.
Ha stampato questo testo, corredato di splendidi acquarelli, spinto da Anna Montella, dalla sottoscritta, dall’Editore… e poi è tornato a battezzare versi nel suo fiume di silenzio.
Vorrei che stasera foste in tanti a spronarlo a pubblicare un’altra Opera, per condividere tanta ricchezza d’animo, per consentirci di volare, di annegare nei suoi ricordi, di riconciliarci … perché spesso certi versi consentono di riconciliarsi con la propria esistenza… e di sognare anche attraverso i suoi sogni.
Maria Rizzi
Roma, 19/1/2014
Per presentare la raccolta di liriche che ha segnato la nascita di Franco Poeta devo necessariamente andare indietro nel tempo. Per l’esattezza tornare al mio esordio su Facebook. Mentre cercavo di orientarmi in questo mondo nuovo, che sentivo lontano anni – luce dalla mia indole, uno sconosciuto cominciò a venirmi a trovare in chat e a lasciar scivolare versi con spirito semplice e con autentico fervore ispirativo. Mi sembrava difficile leggere delle poesie in quel modo, eppure l’attrazione verso le liriche brevi che Franco postava divenne irresistibile. Mi trovavo di fronte a un uomo inconsapevole delle proprie doti, che seminava diamanti con discrezione rara. Commentai i suoi testi ammirata e colsi in lui autentico stupore.
Tra infiniti sedicenti artisti, centrati su se stessi, tesi all’esibizione, Franco sottoponeva versi di seta al parere mio, di Anna Montella, curatrice di siti tarantina, di altri amici particolarmente cari, con pudore e con un’umiltà che disarmavano.
M’innamorai del suo versificare e non esitai a dirglielo. Lo spronai a seguire l’istinto, a non fermarsi. Lo fece, animato da quella che viene definita ‘ispirazione’ e che, nel suo caso, corrispondeva a uno stato di trance, di illuminazione…
Le liriche nascevano una dopo l’altra, una diversa dall’altra e scuotevano le fronde
del cuore, redimevano, concedevano ali alla fantasia.
“Fitte lacrime di pioggia
sui vetri scorrono leggere
e disegnano i nostri desideri ”.
versi tratti da “Lacrime di pioggia”.
La “saudade”, sentimento inflazionato, che corrisponde a uno stato di malinconica nostalgia, nel caso del nostro Autore è lo stato d’animo per eccellenza e viene ampiamente giustificato dalla storia di vita di Franco, dai suoi anni di emigrante in Venezuela, dalla gioia del ritorno, inficiata dalla presa di coscienza di una terra bella e difficile. Una terra nella quale gli amori, gli amici, le case, i ricordi, i luoghi sono di pura, incandescente pienezza, ma la vita è aspra, priva di risorse.
Malinconica nostalgia nei toni del nostro Autore e voli pindarici verso un cielo, che è riparo dai dolori ed è amico delle storie antiche e nuove. Franco, infatti, novello Piccolo Principe, è aviatore e levandosi in volo, respira l’atmosfera rarefatta di un tempo senza tempo.
“Il soffio della libertà
fa vascello sicuro
la mia fragile nave
e gonfia le candide vele”
versi tratti da “Il soffio della libertà”.
Quanto amore nella Silloge “Con il cuore negli occhi”! Amore filiale, amore per la propria donna, per gli amici, per la natura. Su spartiti lievi come spuma di mare le note dell’Autore di Spinoso, si fondono con pennellate degne dei pittori espressionisti e nascono tele di rara magia.
La Silloge che presentiamo stasera, concepita in modo inconsapevole davanti ai miei sensi… non le leggevo solo con gli occhi, le sentivo sulla pelle, sotto la pelle, avvertivo le fragranze, le essenze, le emozioni, desideravo sfiorarle, per prendere atto della loro consistenza… ha rappresentato l’inizio del Franco Vetrano Poeta. I suoi versi continuano a scivolare come onde di musica e ad arricchire gli amici.
L’Autore resta un uomo discreto. Scrive per se stesso. Come dovrebbero fare tutti gli artisti. Scrive e torna nella sua bolla di pudore.
Non è uomo da palchi, non conosce l’auto – referenzialità.
Ha stampato questo testo, corredato di splendidi acquarelli, spinto da Anna Montella, dalla sottoscritta, dall’Editore… e poi è tornato a battezzare versi nel suo fiume di silenzio.
Vorrei che stasera foste in tanti a spronarlo a pubblicare un’altra Opera, per condividere tanta ricchezza d’animo, per consentirci di volare, di annegare nei suoi ricordi, di riconciliarci … perché spesso certi versi consentono di riconciliarsi con la propria esistenza… e di sognare anche attraverso i suoi sogni.
Maria Rizzi
Roma, 19/1/2014