Commento a "Cento emozioni" su "Alla volta di Leucade" di Nazario Pardini.
E io? Quanta emozione provo ritrovando tanti amici recensiti con tale vigore poetico da un Artista della levatura di Nazario?
Anche questa Silloge l'ho vista nascere. E mi piace definirmi ancora 'ostetrica dei versi', di quei versi che ho smesso di comporre da tanti anni, ma che hanno lasciato radici profonde nel mio cuore.
Le liriche di "Cento emozioni" sono sbocciate in pochi minuti dall'anima di vetro soffiato del mio amico "di troppe stagioni", come amo definire Franco. Egli predilige la notte per comporre. E i silenzi. Come tutti i Poeti. Scrive, poi cesella, da vero pittore di affreschi incantevoli. Versi brevi. Scatti fotografici. A dire il dolore, la nostalgia, la rabbia, la solitudine, la speranza, l'amore...
Cento emozioni, come evidenzia il Professor Pardini e come mette in rilievo nell'ottima prefazione il comune amico Vittorio Verducci, per lasciare che dall'albero dell'esistenza si stacchino le foglie dei pensieri e vadano a raccontare alla terra la storia di un uomo nato nel meridione, costretto a partire, a ritornare, ad amare disperatamente le radici e a sentirsi tradito da esse.
Franco é uomo di rara profondità e di profonda discrezione. Scrive e vive in punta di piedi, per timore di disturbare. Detesta l'esibizione. E' pudìco e solitario come Spinoso, come la terra sulla quale si adagiano, lente, le emozioni, creando un tappeto di storie intime e universali. Franco é attento al sociale, soffre con i "migranti", si sente colpevole per "le madri di Damasco", costrette a veder perpetuare il loro strazio e denuncia la guerra, che ancora ci tiene in ostaggio...
Sono stata testimone dei "parti" di questo Poeta dolce e malinconico e ho interiorizzato molti suoi versi.
Lo ringrazio su questo "scoglio" prestigioso per aver concesso alla mia anima di fondersi, a tratti, con la sua, e lo abbraccio insieme al carissimo Nazario...
Maria Rizzi
E io? Quanta emozione provo ritrovando tanti amici recensiti con tale vigore poetico da un Artista della levatura di Nazario?
Anche questa Silloge l'ho vista nascere. E mi piace definirmi ancora 'ostetrica dei versi', di quei versi che ho smesso di comporre da tanti anni, ma che hanno lasciato radici profonde nel mio cuore.
Le liriche di "Cento emozioni" sono sbocciate in pochi minuti dall'anima di vetro soffiato del mio amico "di troppe stagioni", come amo definire Franco. Egli predilige la notte per comporre. E i silenzi. Come tutti i Poeti. Scrive, poi cesella, da vero pittore di affreschi incantevoli. Versi brevi. Scatti fotografici. A dire il dolore, la nostalgia, la rabbia, la solitudine, la speranza, l'amore...
Cento emozioni, come evidenzia il Professor Pardini e come mette in rilievo nell'ottima prefazione il comune amico Vittorio Verducci, per lasciare che dall'albero dell'esistenza si stacchino le foglie dei pensieri e vadano a raccontare alla terra la storia di un uomo nato nel meridione, costretto a partire, a ritornare, ad amare disperatamente le radici e a sentirsi tradito da esse.
Franco é uomo di rara profondità e di profonda discrezione. Scrive e vive in punta di piedi, per timore di disturbare. Detesta l'esibizione. E' pudìco e solitario come Spinoso, come la terra sulla quale si adagiano, lente, le emozioni, creando un tappeto di storie intime e universali. Franco é attento al sociale, soffre con i "migranti", si sente colpevole per "le madri di Damasco", costrette a veder perpetuare il loro strazio e denuncia la guerra, che ancora ci tiene in ostaggio...
Sono stata testimone dei "parti" di questo Poeta dolce e malinconico e ho interiorizzato molti suoi versi.
Lo ringrazio su questo "scoglio" prestigioso per aver concesso alla mia anima di fondersi, a tratti, con la sua, e lo abbraccio insieme al carissimo Nazario...
Maria Rizzi